venerdì 31 luglio 2015

Onigiri!

Sicuramente ai patiti di anime e manga sarà capitato di imbattersi in qualche ragazza che a scuola come pranzo gusterà una palletta di riso ricoperta con un’alga. Ecco quello è un Onigiri (御握り) chiamato anche Omusubi (御結び)!
Divenuto negli anni una delle icone del panorama culinario giapponese, grazie alla televisione, tutti sono venuti a conoscenza di questa ricetta classica formata semplicemente da riso cotto alla giapponese, riempito con ingredienti che vedremo in seguito e coperto completamente o meno da un foglio di alga. Snack nazionale è parte fondamentale nella costruzione di un obentou (scatola contenente il pranzo) o è consumabile singolarmente.

La composizione dell’onigiri si può ritrovare in un testo noto come il Murasaki Shikibu Nikki (tradotto come -il diario di Shikibu Murasaki) risalente al XI secolo, dove già esistevano palle di riso molto rassomiglianti a ciò che è arrivato fino ad oggi.  Ovviamente non avevano tale nome, venivano chiamate tojiki e consumate all’aperto. Come ogni ricerca per stimare la nascita di un determinato alimento, in questo caso, ci si basa sulle prime fonti certe dove esso appare, sicuramente però esisteva già in precedenza. Nel periodo dei samurai nel XVII secolo era pratica loro conservare delle polpette di riso nelle foglie di bambu, per facilitare il loro trasporto e poter essere consumate velocemente in battaglia. Inoltre se si pensa al periodo prima dell’utilizzo delle bacchette e facile capire quanto potesse essere difficile mangiare il riso dalle ciotole.
In questo modo, ridotto a palla, il problema non ce lo si poneva. Solo nel periodo Heian, il nostro “onigiri” primordiale veniva servito su piatti.
Più avanti fino ad arrivare al periodo Edo, si soleva utilizzare questo tipo di alimento come pasto veloce con l’aggiunta di sale, fino ai giorni nostri dove le sofisticazioni hanno permesso di trovare oggi molteplici gusti adatti al nostro palato.

Le forme degli onigiri

Si pensa che un onigiri debba essere necessariamente della classica forma triangolare con la base ricoperta da un foglio di alga, ebbene esistono oltre che diversi gusti anche diverse forme:

TRIANGOLARE, classica
onigiritriango

CILINDRICA
onigiricilind

ROTONDA
ONIGIRIROTO

Varie tipologie

Come già accennato in precedenza, essendo formato per la quasi totalità da solo riso, l’onigiri è un alimento molto versatile. Per questo molteplici sono le varietà in cui lo si può trovare ed in base alle tradizioni di una particolare zona. Vediamo le tipologie insieme!

onibaseLa più conosciuta e semplice è la forma base, riso e sale all’esterno. Meglio ancora se il riso è shinmai (nuovo, colto nello stesso anno).










noricover Riso nelle varie forme, ricoperto da uno strato di alga nori. Può ricoprirlo totalmente o solo in parte, in base al grado di piacevolezza che vi dà la presenza dell’alga stessa. Generalmente noterete che, in questo tipo di onigiri, le due parti sono divise l’una dall’altra da uno strato di pellicola di plastica. Questo per non intaccare la croccantezza dell’alga a contatto con il riso caldo.



onigirisemi Questa è una tipologia in cui l’onigiri viene cosparso all’estero da una spezia o semi (come il sesamo). Famosa anche la variante chiamata gomasho (in cui il sesamo è accompagnato da sale, il primo a sinistra) o furikake (un mix di sesamo, sale, pesci essiccati tipicamente giapponese).




onigirirotonCome si vede dall’immagine, il riso è unito ad altri ingredienti che andranno a formare una piccola palla. Siccome il riso in questo caso è insaporito non si tende a coprirlo con l’alga. Tendenzialmente questo mix crea infinite combinazioni, l’importante è che non sfaldi il riso stesso.




onigiri visibleQuesta variante, più difficile da modellare rispetto alle precedenti, ha il ripieno visibile ed è avvolto solo da un lato dall’alga nori.









onigiri6_shiso
Oltre alla classica alga nori, che tutti conosciamo, ci sono altre possibilità. Una di queste alternative è la copertura del riso con foglie di shiso verdi (definito come il basilico giapponese).






Ricetta!

Ingredienti:
riso giapponese
alghe Nori (alghe in fogli, essiccate)
ripieno a scelta *
sale

* i tipi di ripieni possibili (tutti salati) sono:
le prugne umeboshi
le alghe “konbu”
il salmone (grigliato e salato)
e molti altri ingredienti vegetali e non

Preparazione:
lavare il riso con acqua fredda in una ciotola più volte fino a che l’acqua diventi quasi trasparente.
Lasciare asciugare circa mezz’ora in uno scolapasta con i buchi per raccogliere l’acqua in eccesso.
Mantenendo sempre il coperchio sulla pentola, cuocere a fuoco basso fino alla bollitura dell’acqua, dopodiché alzare il fuoco fino a cottura ultimata e all’evaporazione di tutta l’acqua.
A cottura ultimata, lasciar riposare almeno 10 minuti, poi mischiare.
Preparare quindi quattro piccole ciotole, una con sale fino, una con acqua, una con le alghe Nori, una con il ripieno che si è scelto e un piatto vuoto dove verranno posti gli onigiri completati.
Bagnare leggermente le mani con l’acqua nella ciotola, poi prendere un pizzico di sale fino e sfregare leggermente le mani.
Prendere con un cucchiaio bagnato il riso disporlo sul palmo della mano leggermente ricurva "a cucchiaio".
Premere leggermente al centro con il pollice dell’altra mano per creare il posto per il ripieno. Mettere un cucchiaino del ripieno scelto e coprire con un po’ di riso. Poi piegare la mano con il riso senza chiuderla completamente e porre l’altra da sopra orizzontalmente, nella stessa posizione, fino a chiudere il riso tra le due mani.
Cambiando le mani e ruotando il tutto una decina di volte si cercherà di dare alla polpetta dl riso una forma triangolare dallo spessore approssimativo di due dita.
Il nome Onigiri deriva dal verbo "impugnare" e sta ad indicare proprio questo tipo di preparazione.
Una volta definita la forma, porre l’alga Nori, che aderirà al riso bagnato, ad avvolgere in parte o tutto il riso. L’alga, oltre ad aggiungere sapore, servirà a non far attaccare il riso alle mani.

mercoledì 29 luglio 2015

Leggende metropolitane giapponesi!

Le toshi densetsu sono le leggende metropolitane giapponesi, riguardanti più che altro creature paranormali e dei loro attacchi. Vediamone alcune!
Passeggero fatale.
Questa leggenda racconta di un taxista che guidando di notte nota un passeggero che chiede di salire. Egli si siede sui sedili posteriori e chiede di essere portato in un luogo di cui il taxista non ha mai sentito parlare. Quando chiede informazioni al passeggero, quest’ultimo gli fornsce indicazioni sempre più complesse fino a portarlo in vicoli e strade sconosciuti di campagna. Dopo aver percorso questa distanza il conducente incomincia a sentirsi a disagio. Si gira verso il sedile posteriore per chiedere al passeggero il luogo esatto in cui si trovano, ma a quel punto si accorge che egli è svanito nel nulla. Il tassista si rigira verso il volante giusto in tempo per rendersi conto che la sua vettura sta precipitando dal bordo di un precipizio.


Gozu
Gozu (traducibile come "testa di bue"), è una leggenda metropolitana giapponese che si ritiene così orribile al punto che le persone che la leggono, la ascoltano o ne sentono parlare vengono sopraffatte da una paura così grande da tremare violentemente per giorni e giorni fino alla morte! Una variante parla di un insegnante che racconta la storia ai suoi alunni in un momento di noia, con la conseguenza di renderli catatonici e far perdere loro la memoria. Altre varianti includono il dettaglio che nessuno è in grado di raccontare la storia dal momento che si muore dopo averla sentita. 


Kokkuri-san
Kokkuri è una versione giapponese della tavola ouija, che divenne popolare durante l'era Meiji. Invece di utilizzare la tavoletta già provvista di lettere e planchette, i giocatori scrivono i caratteri hiragana su un foglio ponendo le dita su una moneta, prima di porgere a Kokkuri-san una domanda. Questo è un gioco molto popolare nei licei e ovviamente molte voci e leggende lo circondano. Alcune dicono che Kokkuri-san sia in grado di dire ai giocatori la data della loro morte, mentre altri dicono che si può anche non chiedere nulla, ma è necessario finire il gioco in modo corretto: salutando Kokkuri-san prima di lasciare il tavolo, disfandosi degli oggetti utilizzati per il gioco entro un certo limite di tempo, come ad esempio spendere la moneta o esaurire l’inchiostro della penna utilizzata per scrivere gli hiragana. In caso contrario, i giocatori andranno incontro a disgrazie o perfino alla morte.



Kuchisake-onna
Secondo una leggenda, centinaia di anni fa (alcune versioni dicono nel periodo Heian) viveva una giovane donna, moglie o concubina di un samurai, che sembra fosse molto bella e molto vanitosa e che si dice tradisse il marito. Il samurai, che era estremamente geloso, in un impeto d'ira colpì la donna con la propria katana, aprendole la bocca da orecchio a orecchio e gridando: «Chi dirà che sei bella adesso?!»
Ora, secondo la leggenda, coloro che camminano da soli la notte rischiano di imbattersi nella Kuchisake-onna, una donna dalla bocca completamente squarciata da orecchio a orecchio. Ella ha l’abitudine di nascondersi il viso con una mascherina (fatto comune per i giapponesi, che la utilizzano per proteggere gli altri da possibili contagi da raffreddore o influenza), chiedendo a colui che incontra: «Sono bella?». Se la persona risponde no, viene uccisa con delle forbici che Kuchisake porta sempre con sé, se risponde sì, la donna si toglie la mascherina mostrando il viso sfigurato e riproponendo la domanda. In questo caso non c’è scampo, se si risponde no si viene uccisi, se si risponde sì si subisce la sua stessa mutilazione alla bocca. Un modo per sfuggire a Kuchisake sarebbe quello di rispondere “sei così così” mettendola in confusione, o lanciarle della frutta e scappare mentre lei se ne nutre.


Nell'estate del 54º anno del periodo Showa (1979) si diffuse in tutto il Giappone una serie di voci incontrollate su una rediviva kuchisake-onna. Sembra infatti che, in quei giorni, una donna con la faccia coperta da una mascherina si aggirasse nei sobborghi bui delle città. Fermato un passante (in genere bambini delle elementari o studenti universitari) gli domandava «Pensi che io sia bella?».
Queste voci fecero grande presa tra la gente e causarono qualche problema d'ordine sociale perché molti bambini, terrorizzati, non volevano più andare a scuola.


Teke-Teke
Teke-teke è una leggenda  riguardante una ragazza che saltò o cadde sopra i binari e fu tagliata a metà dal treno in arrivo. La storia narra di un ragazzo che andando via da scuola, sentì un rumore alle sue spalle. Voltandosi vide una bella ragazza affacciata ad una finestra. La giovane aveva le braccia posate sul davanzale, e lo fissava. Accortasi di essere osservata, la ragazza sorrise e strinse le braccia intorno al corpo. All'improvviso, cadde dalla finestra e atterrò sul suolo. Il ragazzo si rese conto, con orrore, che la ragazza era priva della parte inferiore del corpo. La ragazza iniziò ad avvicinarsi, correndo sui gomiti e producendo un rumore simile ad un teke-teke-teke. Il ragazzo provò a camminare, ma paralizzato dalla paura non si mosse. In pochi secondi, lei fu sopra di lui, estrasse una falce e lo tagliò a metà, rendendolo come lei. Si dice che i malcapitati che vengano uccisi in questo modo diventino teke-teke a loro volta.

Toire no Hanako-san
Come nella maggior parte delle leggende giapponesi, anche la leggenda di Hanako-san ha a che fare con i bagni delle scuole nipponiche. Hanako-san di solito sta chiusa nella terza cabina del bagno del terzo piano, anche se il suo nascondiglio può cambiare da scuola a scuola. Si tratta principalmente di una ragazza-fantasma che passa il suo tempo a terrorizzare chiunque tenti di interagire con lei o che abbia il coraggio di disturbarla. Si può richiamare la sua attenzione bussando per tre volte alla porta, chiamando il suo nome e facendole una domanda. Spesso le viene chiesto: «Sei lì, Hanako-san?». Se Hanako-san è in quel bagno, allora si udirà una debole voce rispondere: «Sì, sono qui». E chiunque si azzardi, spinto da curiosità, ad aprire la porta per vederla, vedrà una ragazzina vestita di rosso che vi saluta, trascinandovi dentro il bagno. Tuttavia sembra essere per lo più innocua se ci si tiene alla larga dalla cabina in cui si è rinchiusa.

lunedì 27 luglio 2015

Anpan e Melonpan!

Stavo cercando qualche ricettina giapponese da poter realizzare e ho trovato due carinissimi dolci, da condividere assolutamente!

Melonpan!
Guardando l'anime "Free!" uno dei ragazzi della squadra di nuoto della Iwatobi sembrava stesse "male" (in realtà era afflitto da cose) e allora i componenti della squadra, dolcissimi e premurosi, si affrettano a cercare qualcosa da portargli. Un melone? Troppo costoso. Allora optano proprio per il Melonpan!
Non fatevi ingannare dal nome, il melone non centra proprio nulla con questo dolcetto anche se prendono il nome  per la somiglianza ai meloni di Cantalupo, eccetto per qualche variante di Hong Kong.
Esistono numerose varianti, alcune delle quali includono ripieni al cioccolato, al caramello, alla crema pasticciera e ad altri gusti! Sono costituiti da un impasto aromatizzato, o farcito, con uno strato di biscotto!


Ecco la ricetta! Ingredienti per 5 Melon Pan:
                                           Per il pane:


140g di farina per pane

25g di zucchero
⅓ cucchiaino di sale
5g di latte in polvere scremato
3g di lievito istantaneo – poco meno di un cucchiaino
1 cucchiaio di uovo sbattuto
70ml di acqua tiepida
15g di burro
Farina per la lavorazione

Per il biscotto:


25g di burro senza sale

35g di zucchero
25g di uovo sbattuto
80g di farina per dolci
¼ cucchiaino di lievito in polvere
Farina per la lavorazione



Anpan!
E'  un panino dolce arrotolato, generalmente, in un ripieno di anko (marmellata di fagioli rossi), ma può essere preparato con altre farciture come la marmellata o il cioccolato.
Il primo anpan su preparato nel 1875 da Yasubei Kimura, un samurai che perse il lavoro a causa dell'aumento dell'esercito imperiale e dell'abolizione di molti privilegi concessi ai samurai. Nel 1875 ci troviamo nell'epoca Meiji in cui il Giappone si stava sempre più occidentalizzando, perciò i samurai si trovarono a compiere lavori del tutto nuovi, tra questi quello del panettiere.
Dopo aver appreso le tecniche della lavorazione del pane a  Yokohama, Yasubei Kimura fondò a Tokyo un panificio chiamato Bun'eidō. Nel 1874 si trasferì a Ginza e rinominò il panificio Kimuraya. All'epoca la ricetta per il pane era acida e salata, perciò decise di creare un nuovo tipo di pane, ispirato ai manju (dolci con  l'esterno a base di farina, riso in polvere e grano saraceno e un ripieno di anko.) e lo vendette come snack. Gli anpan divennero molto popolari, soprattutto perché i giapponesi erano molto attratti dalle novità.
Più tardi Takayuki Yamaoka, un ciambellano dell'imperatore Meiji, chiese ai Tokugawa, i governanti del Giappone prima del periodo Meiji, di presentare gli anpan all'imperatore quando gli avessero fatto visita. Così i Tokugawa chiesero a Yasubei di prepararne alcuni per l'imperatore. Il 4 aprile 1875 i sakura anpan  creati da Yasubei (decorati con un fiore di ciliegio al centro) vennero presentati all'imperatore, il quale ne fu così colpito da ordinare che gli venissero serviti giornalmente e, a causa della diceria che l'imperatore mangiava gli anpan, la popolarità del pane, soprattutto anpan, iniziò a diffondersi in tutto il paese!





Ecco la ricetta!

-200g farina
- 3g lievito
-1 cucchiaio di sale
-1 uovo
-20g burro
-100ml acqua tiepida
-Ripieno a piacere!



sabato 25 luglio 2015

Melody Roads!


Mentre in Italia abbiamo le strade piene di buche, in Giappone hanno le strade che suonano: le “Melody Roads” ovvero strade musicali che riproducono suoni e melodie al passaggio delle autovetture!



L'idea di una strada melodiosa venne al signor Shizuo Shinoda, un autista di bulldozer, il quale avendo raschiato accidentalmente l’asfalto di una strada con i cingoli della sua ruspa, scoprì passando con la sua vettura sopra le scanalature che aveva creato, che queste producevano un suono. 

Al passaggio della vettura, l'attrito tra pneumatico e asfalto produce una piacevole melodia che può essere ascoltata all'interno della cabina del veicolo.
Così sfruttando l’idea del signor Shizuo Shinoda, l’Hokkaido Industrial Research Institute di Sapporo creò nel 2007 la prima “Melody Road”.

Le scanalature nell'asfalto!
Il segreto sta nello spazio che c’è fra le scanalature sull’asfalto: le scanalature con più spazio tra loro creano suoni  più bassi, mentre solchi ravvicinati creano suoni  più alti. La produzione dei diversi toni acuti insieme può creare una melodia. Il ritmo della melodia è quindi creato dalla distanza che c’è fra le scanalature in rapporto con la giusta velocità del veicolo che le attraversa. 

Per sentire la melodia i conducenti devono mantenere una velocità costante di 40km/h, 50km/h o 60km/h, dipende dalle diverse "Melody Roads", per un tratto di circa 250 metri.
I solchi incisi su queste strade hanno una distanza regolare che può variare dai 6 ai 12 cm e che producono delle famose melodie giapponesi, come per esempio la ballata "Miagete goran yoru no hoshi wo" di Kyu Sakamoto, la canzone del film "La città incantata" di Ghibli e la canzoncina di Totoro “Arukou arukou, watashi wa genki”.

Queste strade melodiche si trovano nelle province di Hokkaido, Wakayama e Gunma, e sono ben segnalate da cartelli stradali e coloratissime note musicali dipinte sul fondo stradale stesso.
La “Melody Road” è diventata un’ originale e geniale campagna sociale con l'obiettivo dichiarato di sensibilizzare ad una guida sicura e al rispetto dei limiti di velocità!

Ecco un video in cui potrete sentire queste fantastiche melodie! E' pazzesco ahah.

venerdì 24 luglio 2015

Luoghi Infestati!

Abbiamo parlato la volta scorsa degli Yurei, essi tendono a rimanere nel posto in cui il corpo è deceduto, rendendo quel luogo infestato. Questo succede in genere tra le 2 e le 3 di notte, tempo in cui il confine tra il mondo dei vivi e quello dei morti è più sottile, un pò come la mezzanotte per noi!
Ho fatto ricerche su svariati posti infestati e inquietanti presenti in Giappone...pronti per il tour dell'orrore? 

La residenza Himuro!
E' situata appena oltre la città di Tokyo e viene definita uno dei luoghi più infestati del Giappone!
Si dice che il palazzo abbia assistito ad uno degli omicidi più raccapriccianti. La famiglia Himuro partecipava ad uno strano rituale scintoista "Il Rituale dello Strangolamento" che serviva per sigillare il cattivo karma all'interno della terra, ogni mezzo secolo. Si diceva che il karma cattivo emergesse a dicembre ( o semplicemente a fine anno) e perciò veniva scelta una fanciulla dal padrone di casa al momento della nascita e veniva fatta rinchiudere, in modo da non farle avere alcun contatto con il mondo esterno, per evitare che venisse contaminata fino al momento del rituale.

Il giorno del il Rituale dello Strangolamento, la fanciulla veniva legata da corde sulle caviglie, polsi e collo. Le corde erano legate a loro volta a buoi o cavalli per strappare le membra dal corpo della ragazza. La famiglia Himuro credeva che con questo sacrificio il male sarebbe stato cacciato per un altro mezzo secolo, fino a quando il rituale doveva essere ripetuto.
Nel corso dell'ultimo Rituale, si dice che la fanciulla si fosse innamorata di un uomo che cercò di salvarla dalla morte. Questo "legame", aveva contaminato il suo spirito e rovinato del tutto il rituale. Dopo aver appreso che la fanciulla era innamorata, nel timore di quello che presto sarebbe accaduto, il maestro prese la spada e assassinò brutalmente tutti i membri della sua famiglia, dopodichè si lasciò cadere sulla sua stessa lama.
La leggenda locale vuole che le anime della famiglia assassinata vagano nella villa per tentare di ripetere il rituale fallito con chiunque entra nell'edificio abbandonato. Sono stati visti comparire schizzi di sangue sulle pareti della casa, come se la lama di una spada avesse da poco tagliato la carne. Molti hanno riferito di aver visto spiriti e apparizioni vestiti completamente di bianco, lavare panni e preparare il terreno per il rituale.



Akasaka Mansion
In Giappone sono popolari le magioni in cui si affittano stanze per studenti e turisti. Una di queste pare sia anche popolata da spettri e da strani fenomeni inspiegabili.
SUZUKI_Swift_ShortArticles_2012_AUG_stregati_04a.jpgEsiste una magione a Tokyo che a detta dei vari ospiti pare sia infestata. Si tratta di Akasaka Mansion, una struttura storica che ospita migliaia di turisti e studenti. Gli ospiti spesso riferiscono di vedere spettri ai piedi del letto, fermi a fissarli. Più frequenti sono i repentini abbassamenti della temperatura nelle stanze e di nebbioline bianche fluttunati che entrano dai condotti d'aria o dall'impianto di aereazione dei locali. C'è chi racconta di essersi sentito accarezzare la testa mentre stava dormendo ed una signora ha testimoniato di essere stata trascinata dal letto fino al lato opposto della stanza, riportando graffi sulla schiena a testimonianza dell'accaduto.
Nonostante le numerose testimonianze, Akasaka Mansion continua ad affittare le proprie stanze ad ospiti spesso ignari di questa leggenda, che puntualmente, almeno uno su cinque, testimonia fatti insoliti.


Castello Himeji
E' stato dichiarato patrimonio dell’umanità dall’UNESCO nel 1993. E’ il più grande dei 12 castelli feudali esistenti in Giappone, il più visitato dai turisti, il meglio conservato e il più interessante da un punto di vista costruttivo, perchè è un tipico esempio della cultura e dell’ingegno architettonico giapponese. Conosciuto anche come “castello dell’airone bianco”, per via della somiglianza delle mura bianche all’immagine di un airone che spicca il volo, il castello sorge su un’altura dominante la città. 
Pozzo di Okiku
Il fascino di questo vecchio castello ha fatto si che leggende, storie di fantasmi, aneddoti, fossero ambientate all’interno delle sue mura. Come per esempio la storia del fantasma di Okiku, una serva che per caso venne a scoprire che un dipendente del signore stava tramando per ucciderlo. Il complotto fu smascherato ma il cattivo riuscì a vendicarsi facendo incolpare la ragazza di aver rubato un prezioso piatto. Okiku fu torturata a morte e il suo corpo fu buttato in un pozzo, il pozzo di Okiku e , sentite un pò, da qui prende ispirazione il film di The Ring e molte delle altre storie incentrare su donne dai capelli lunghi e neri!



E dulcis in fundo, la Foresta del suicidio!
Aokigahara è una foresta che si trova alla base del monte Fuji, il celebre vulcano giapponese. La traduzione letterale di Aokigahara è "Il mare di alberi", sebbene abbia dimensioni limitate. Essa è caratterizzata da tante grotte vulcaniche di difficile accesso, inoltre è una foresta fitta e difficile da attraversare, scura e umida. La foresta tuttavia non è nota per il suo ecosistema ma bensì per il numero di suicidi che ogni anno avvengono nella zona. Si può stimare una media di 30 suicidi ogni anno on un picco nel 2007 in cui sono stati trovato 78 corpi. 

Sebbene i suicidi negli ultimi anni siano dovuti soprattutto alla crisi economica che ha decimato i posti di lavoro riducendo sull'astrico molte famiglie giapponesi, Aokigahara sembra essere da sempre il posto ideale per togliersi la vita: fin dal passato è stata circondata da un'aura di mistero, già dal XIX° secolo molti contadini poveri si addentravano nella foresta per commettere suicidio, allo scopo di lasciare la prole con più cibo ed incrementare la speranza di sopravvivere della famiglia.Dagli anni '50 oltre 500 uomini d'affari non hanno fatto ritorno dalla foresta. 
Ma perché proprio questa foresta?
Uno dei motivi sarebbe quello di morire ai piedi del Monte Fuji che è considerata sacra e popolata da divinità e probabilmente molte persone desiderano togliersi la vita in quel luogo nella speranza di far parte del mondo mistico della mitologia giapponese locale. Un'altra ragione sarebbe prevalentemente "tattica": la foresta è fitta ed intricata, il groviglio di alberi non lascerebbe sfuggire alcun suono, lasciando i suicidi liberi di togliersi la vita senza che nessuno possa correre in loro aiuto.

Il record di suicidi di Aokigahara è secondo al triste primato del Golden Gate Bridge di San Francisco. Ed è proprio per questo numero di morti che si dice che Aokigahara sia popolata da spettri malvagi ed anime di defunti. Infatti, questa foresta, è considerata una dei luoghi più infestati del Giappone. Una marea di spiritisti hanno visitato la foresta, affermando che all'interno di essa si possa percepire un'energia malvagia, per l'accumulo di sofferenza nel corso dei secoli. Questa energia malvagia spingerebbe molte persone a togliersi la vita, benché alcune siano entrane nella foresta senza alcun intento suicida.

C'è chi sostiene inoltre che, in realtà, alcuni dei suicidi non sarebbero tali: ci sarebbe un giacimento di ferro sotterraneo in grado di far impazzire una bussola e molte persone si sarebbero perse nella foresta proprio per questo motivo, non trovando più la via d'uscita e rimanendo intrappolate all'interno del groviglio di cespugli fino a morire.
Si possono avvistare inoltre dei cartelli appesi agli alberi che avvertono "La tua vita è un dono prezioso per i tuoi genitori" o "Per favore, consulti la polizia prima di decidere di morire!".
Gli abitanti locali dicono di saper riconoscere ormai a colpo d'occhio tre tipi di persone: escursionisti in cerca di percorsi per il trekking sul Monte Fuji, persone con il gusto del macabro e spiritisti, oppure anime in pena che non hanno intenzione di fare ritorno. Nel terzo caso, la popolazione avverte immediatamente la centrale di polizia locale che inizia le ricerche. 

Ogni anno, dal 1970, viene avviata la "ricerca annuale", momento in cui la polizia locale effettua un rastrellamento della foresta allo scopo di raccogliere i resti dei corpi. La procedura di recupero è semplice ma allo stesso tempo bizzarra: nel caso gli operai addetti al mantenimento della foresta avvistassero un cadavere, devono riportarlo alla stazione di polizia, dove verrà posto in una stanza utilizzata specificamente per le persone che hanno commesso suicidio; fatto questo, giocano a sasso-carta-forbice per decidere chi dovrà spendere la notte a sorvegliare il corpo, spesso in avanzo stato di decomposizione.
Perché questa sorveglianza ad un corpo morto?
Qui entra in gioco ancora la tradizione scintoista giapponese: se lasciato solo, lo "yurei" (fantasma) del corpo suicida potrebbe gridare per tutta la notte, e far muovere il corpo spostandolo dal deposito per riportarlo nella foresta.


mercoledì 22 luglio 2015

Giardino Giapponese!

La pace che rimanda un giardino giapponese non è frutto di una lunga ed antica tradizione che rievoca attraverso il simbolismo sensoriale uno stato di quiete e di rilassamento.

giardino giapponeseSe guardiamo un giardino giapponese notiamo una serie di elementi tipici che caratterizzano ognuno di essi. 

Analizziamoli insieme!

Piante, pietre ed acqua sono tre elementi basilari ed una sapiente istallazione di questi, secondo proporzioni bilanciate ed armoniose, è il primo passo verso un giardino giapponese ideale!



Le proporzioni! Esse devono essere calibrate perfettamente affinchè la prima sensazione di rimando all’osservatore del giardino giapponese sia come la visione di un paesaggio di grandi dimensioni. Per riuscire ad attuare questa sorta di illusione ottica basta posizionare le piante più piccole verso l’esterno ed indietro , mentre quelle più grandi verso il centro ed in avanti, come vuole ogni buona regola della prospettiva. Altri elementi come pietre, laghetti e rivoli di acqua saranno posizionati tenendo conto di questa regola!

Vi è inoltre una distinzione tra elementi "femminili" e "maschili". Quelli maschili sono le pietre o le piante con una forma più affusolata, lunga ed appuntita, mentre al contrario, le pietre o le piante dalla superficie e le forme più dolci e tondeggianti saranno considerate femminili, mischiare questi elementi in una irregolarità che si avvicini ad una naturalezza reale è una prassi che regola il giardino giapponese, 

inoltre si preferisce usare un numero quasi sempre dispari di elementi! 

Le piante più usate all’interno dei giardini giapponesi sono le azalee,le camelie, il pino, l’acero, ginko bikloba, ginepro ed il bamboo.





Una regola fondamentale del giardino giapponese è il rispetto sia delle zone piene che di quelle vuote, questo significa che non troveremo mai un giardino giapponese pieno zeppo di piante, fiori, ruscelletti, piccole cascate, fontane ecc, ma troveremo fra gli elementi usati anche degli spazi dedicati al vuoto, un vuoto che riveste un ruolo molto importante soprattutto per la religione buddhista.

Secondo la tradizione all’ingresso di ogni giardino giapponese dovrebbe esservi una pianta maschile che abbia un ramo ricurvo verso l’esterno che funga un po da arco sotto cui passare obligatoriamente, questo ruole viene affidato spesso ad alberi tagliati per diventire macrobonsai (cioè dei bonsai di dimensioni piu grandi), in questo modo chi passa sotto di esso dovrebbe sentirsi allo stesso tempo sottomesso e protetto.


acero

Ruolo molto importante ha l'acero nel giardino Giapponese, albero davvero amato, tanto che anche il vento che passa fra le sue foglie viene ritenuto sacro. Le sue foglie vengono utilizzate anche nei pasti (come il mochi) ed infatti viene dedicato un angolo solo a lui con attorno il vuoto, per per poter permettere al contemplatore di poter sedere sotto le sue fronde.













Le pietre all’interno del giardino giapponese sono importanti 
perchè il loro ruolo è quello di fare da anello di congiunzione fra mondo inanimato e mondo animato e vivo costituito dalle piante, dai laghetti e le carpe che vi nuoteranno e dall’inevitabile vita che abiterà quei luoghi in modo inaspettato come le stesse farfalle che si avvicineranno, le formiche…il giardino non ospiterà solo l’essere umano, ma anche quella parte di natura che vi giungerà naturalmente attraverso i sentieri dell’aria. Talvolta sulle rocce viene fatto crescere del muschio, anche questo è riconosciuto come simbolismo che insegna come la forza della vita possa far attecchire su un materiale inanimato un organismo.
Le pietre possono avere anche dei valori simbolici diversi e specifici, come legno, acqua, terra, fuoco e metallo.

-Le pietre Taido,che simboleggiano il legno hanno un aspetto verticale e molto allungato con una base talvolta più larga della punta, esse simboleggiano gli alberi, e a volte viene coferito loro anche un significato relativo alla virilità. Generalmente collocate più indietro rispetto le altre pietre.

-Le pietre Shintai, che simboleggiano l’acqua , sono piatte ed orizzontali vengono disposte ai lati di altri elementi rocciosi.

-Le pietre Kikyaku, che simboleggiano la terra, sono ricurve verso l’alto o verso il basso, destra o sinistra questo non è rilevante ai fini del suo significato, generalmente vengono aggiunte a gruppi di altre pietre per armonizzare l’insieme e completarlo.

-Le pietre Shigyo, che simboleggiano il fuoco, la loro forma è arcuata e protesa verso l’alto, la loro forma dovrebbe ricordare la sinuosità della fiamma, vengono posizionate o difronte o laterlamente ad altre pietre.

-Le pietre Reisho, che simboleggiano il metallo, la forma è allungata e bassa , rappresentano la stabilità e la fermezza e vengono accostate alle pietre verticali alte (taido).


L’acqua nei giardini giapponesi rappresenta un elemento davvero indispensabile per sottolineare la contrapposizione fra gli elementi immobili e quelli mobili.  Il laghetto  è un elemento che accoglie la vita, motivo per cui diviene abitazione delle carpe koi simbolo di fortuna e di armonia, ma anche di forza e di trasformazione e talvolta se le dimensioni lo permettono di piante acquatiche come le ninfee.

Le fontane sono accostate alle zone d’acqua, fra le fontane giapponesi tipiche ricordiamo la shishidoshi che ho visto varie volte apparire negli anime, quella realizzata con le canne di bamboo, che si muove dall’alto verso il basso grazie al fluire dell’acqua, ed un altra tipologia chiamata tzukubai, un catino in pietra ed un coppino in legno presenti anche nei templi buddisti per lavarsi per bene le mani e la bocca.



Per concludere, un elemento molto importante visto come guida e sentiero spirituale che condurrà per tutto il giardino giapponese è il percorso in pietra, chiamato anche stepping stones ( tobiishi). Le pietre piatte e di forma differente, posizionate a distanze sempre differenti fra loro, tracciando un percorso dalle curve dolci , sarà il terreno calpestabile del fruitore, una via segnata dalle rocce per dirigere secondo un ordine preciso ed armonioso il passo verso l’interno del giardino giapponese.

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